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In caso di decesso di un coniuge è prevista la pensione di reversibilità. Un sostentamento economico che tutela il coniuge in vita. Ma cosa dice la legge a riguardo? Approfondiamo. 

tutto sulla pensione di reversibilità

La pensione di reversibilità: cenni storici

Il decreto del 14 aprile 1939-XVII, n. 636, trasformata poi in legge 6 luglio 1939, n. 1272 nasceva come una vera e propria garanzia per le vedove che, una volta deceduto il coniuge, non percepivano una propria pensione.

Già dai primi anni 40 l’argomento diventa scottante, facendo riferimento a tanti fattori, quali la durata del matrimonio e la differenza di età dei coniugi.

L’epilogo è stato quello , riducendo di ⅔ la pensione del marito.

Si trattava di un ragionamento di proporzionalità, che fino agli anni ottanta veniva valutato volta per volta, in base alla situazione esistente.

Nel 2011, con la legge 15 luglio n. 111, si introducono alcuni vincoli circa la pensione di reversibilità. Questa manovra è applicata per contrastare  matrimoni di “convenienza”.

Si seguono i seguenti parametri per la riduzione della pensione:

  • matrimonio contratto oltre i 70 anni di età del marito
  • differenza di età di oltre 20 anni tra i coniugi

Questa prassi è stata dichiarata incostituzionale, per cui dal 2016 sono state superate.

In cosa consiste oggi la pensione di reversibilità?

la pensione di reversibilità è una pratica previdenziale che può essere:

  • retributiva
  • contributiva

ed in entrambi i casi viene corrisposto il pagamento dal lavoratore.

Chi ha diritto alla pensione di reversibilità?

La pensione di reversibilità spetta a:

  • il vedovo/vedova, anche se separato dal coniuge defunti. In caso di separazione, al superstite spetta la pensione che garantisce gli alimenti, solo se il tribunale ha riconosciuto tale diritto.
  • il vedovo/vedova divorziato, solo se titolare dell’assegno di divorzio. Il coniuge divorziato deve procedere chiedendo al tribunale la concessione della quota della pensione di reversibilità.
  •  i figli (siano essi legittimi, in adozione, riconosciuti, illegittimi, nati da un matrimonio antecedente), solo se sono, alla data della morte del genitore, di minore età, disabili, studenti.
  • i nipoti, se sono affidati o a carico dei nonni

In caso non ci siano parenti prossimi, la pensione di reversibilità può essere riconosciuta a:

  • i genitori dai 65 anni in su, che non percepiscono reddito o pensione.
  • ai fratelli non sposati e disabili.

 

Requisiti necessari per l’erogazione della pensione

Il deceduto deve aver obbligatoriamente versato minimo 780 contributi settimanali, oppure almeno 260 contributi settimanali nei 5 anni precedenti alla sua morte.

Potrebbe succedere che il coniuge deceduto non abbia ancora maturato la pensione, in questo caso il coniuge in vita può fare richiesta di una reversibilità se sono stati versati contributi per un tempo di almeno un anno, nei 5 anni precedenti alla morte.

la domanda di reversibilità deve essere avanzata entro un anno dal decesso del coniuge.

Reversibilità una-tantum

Nel caso in cui non sussistano i requisiti necessari per ottenere la pensione di reversibilità, è possibile fare richiesta di indennità una-tantum.

Come si fa domanda per la pensione di reversibilità?

La domanda per la pensione viene avanzata tramite servizi telematici:

  • Sito inps
  • Numero telefonico 803164
  • Tramite i servizi telematici dei patronati

La pensione viene concessa a partire dal giorno 1 del mese successivo al decesso.

Quali sono gli importi della pensione?

  • Coniuge 60%
  • Figlio 70%
  • Coniuge + figlio o coniuge + 2 figli 80%
  • Coniuge e più figli 100%

Il diritto a riscuotere la pensione di reversibilità cessa:

  • se il vedovo/a stipula nuovo matrimonio
  • al raggiungimento della maggiore età, da parte dei figli
  • al raggiungimento dei 21 anni per i figli studenti
  • se un figlio inabile, riacquista la sua abilità
  • per i fratelli, se contraggono un’altra fonte di reddito o pensione

Per qualsiasi dubbio, non esitare a contattarci.